1. |
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Il Cappellaio nello specchio
Uno specchio, quante cose può essere uno specchio?
Una porta segreta sull'altro lato di te stesso.
E che cosa puoi vederci dentro questo ancora non lo so,
forse un mondo intero o solo quello che non c'è,
io quel giorno l'ho guardato e ho avuto un po' paura
quando ho visto l'ombra di una figura oscura.
Un cappellaio, un povero artista di strada
che rideva, rideva, oddio se rideva,
poi mi ha chiamato dicendo "Guarda cosa sei diventato".
Così da allora me ne andai con una carta in tasca,
una nuvola per mano e strane idee nella testa
a cercare quel che rimaneva dell'anima del mondo
nel sollievo che mi offrivano i colori del tramonto
o gli occhi di un bambino che guardano lontano
il futuro all'orizzonte sotto un cielo immacolato.
e io suonavo per il vento e niente di più
e ho regalato a chiunque la mia carta da dieci sesti
che ancora oggi nascondo qua e là nei miei stupidi versi.
e ogni notte sento il ticchettio dell'orologio
di quel coniglio bianco perso nel suo assurdo gioco,
che faceva con il tempo come fosse quasi un uomo.
Ma chissà se ai sogni un giorno chiederà perdono?
Che poi non so nemmeno se sia mai esistito
o era un'allucinazione con cui mi divertivo.
e anch'io continuo senza senso a giocare col tempo
finché nello specchio vedrò il volto del Cappellaio
che mi chiama dicendo "Comunque vada mi troverai sulla strada".
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2. |
Dillo tu a Modì
03:45
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Dillo tu a Modì
Ogni sera laggiù in fondo, dico proprio là, tra Venere e il tramonto,
si aprono le porte di uno strano posto, che è quasi un altro mondo,
dove mi sono innamorato un giorno e ho perduto la strada del ritorno
sul quel viso di fata, tra quei capelli da strega,
lei era la musa del vino che riempiva il bicchiere di poeti e pittori che avevano sempre sete
e dillo tu a Modì che dipingerò i suoi occhi
prima di abbandonarmi ai miei assurdi vizi
e digli anche che non userò colori
sono fatti di parole i miei dipinti migliori
come sempre c'è anche Dante che sfida Caronte a carte
e un po' più in là verso il bancone Picasso e Sartre fanno la rivoluzione
e poi Boudelaire perso nel silenzio annega nell'assenzio
dove cerca le parole per regalare un altro fiore al male
mentre Charlotte mi scrive "cosa cazzo le sorridi, non l'hai ancora capito com'è il mondo che vivi?"
e dillo tu a Modì che dipingerò i suoi occhi
prima di cadere dai miei precipizi
e digli pure che non userò colori
perché solo con le parole quel che ho dentro viene fuori.
e quando grazie anche al vino trovo il coraggio di andarle vicino
all'improvviso tra i rumori la stanza si riempie di strani suoni
c'è Syd che gioca con la sbronza di Bukowsky creando mostri inconsci
mentre Frida e Diego si vorrebbero baciare ma è più divertente litigare
ed io guardandoli mi sorprendo un po' a pensare che è in questo modo folle che la voglio amare
e dillo tu Modì che dipingerò i suoi occhi
prima di scomparire nel fondo dei miei abissi
e digli anche che non userò colori
sono fatti di parole i miei dipinti migliori.
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3. |
Saffo
04:07
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Saffo
Il giorno si trascinava sbronzo di pioggia e di veleno
Ed io m’ero perso dietro un altro arcobaleno,
Quando la incontrai nel nulla dove s’incontra una visione
E nel nulla io sentivo di conoscere il suo nome
Le dissi “prendi e soffia è il mio piccolo segreto,
soffia e raccontami qualcosa di sincero”.
Saffo suonava la mia armonica
Mentre i suoi occhi tristi tradivano una lacrima
Saffo suonava senza un perché
Ma io voglio pensare che Saffo suonasse per me.
lei nell’ombra mi fissava in preda a non so cosa,
ammaliata nel suo abisso da una musica misteriosa
spalancò i suoi scuri per offrirmi il suo dolore,
l’oblio del paradiso, la prigione di un amore
e in un attimo rivide la sua isola lontana
dove la gente oggi non nasce perché muore annegata
Saffo suonava la mia armonica
e scopriva nuovi versi nel riflesso di una lacrima
Saffo suonava senza un perché
Ma io voglio pensare che Saffo suonasse per me.
Nel sogno la realtà continuava a cambiar forma,
tra assurde meraviglie giunsi ad una porta
e d’improvviso mi trovai stretto a lei in una stanza,
sciolsi le sue vesti, la invitai a una folle danza
ma lei rise in modo strano e disse “siediti a quel tavolo,
se mi vuoi devi giocarti l’anima con il Diavolo”
Saffo suonava la mia armonica
E cantava il suo inferno nascosto in una lacrima
Saffo cantava senza un perché
Ma io sono sicuro che Saffo cantasse per me,
solo per me.
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4. |
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Il Paese incantato di Alice
cade ancora la polvere su queste strade deserte, buie, quasi abbandonate,
che nascondono in silenzio i segreti di trame mai narrate
e mi sembra di sentire un’eco di risate, o sono i miei fantasmi,
tra i vetri rotti di un bicchiere e i riflessi di luci lontane
ma tu dimmi se ne te ne andrai o se resti qui con me
nel Paese incantato di Alice dove non cambia mai niente
e forse ti ci abituerai se ti fermi ancora un po’
nel Paese incantato di Alice dove non cambia niente
E io sono sempre aggrovigliato tra i pensieri, un po’ confuso sul ring della psiche
Faccio a pugni con idee mai capite e voci che sussurrano poesie
E vorrei tanto dire a Milton che sul paradiso forse si è sbagliato,
il paradiso non s’è mica peduto, se lo sono mangiato
Ma tu dimmi se te ne vai o se resti qui con me
Nel Paese incantato di Alice dove non cambia mai niente
E poi ti sembrerà anche normale se ci resti ancora un po’
Nel Paese incantato di Alice dove non cambia niente
E che cosa vuoi che ti dica io, che scrivo ancora storie su questa terra malata.
Io che aspetto sempre il vento o qualcosa che soffi via la polvere
e quando cercheranno d’ingannarti, di prendersi i tuoi sogni,
tu digli che la rivoluzione io l’ho vista in fondo ai tuoi occhi.
E adesso dimmi se te ne andrai o se resti qui con me
nel Paese incantato di Alice dove non cambia mai niente
e forse ti ci abituerai se ti fermi ancora un po’
è il Paese incantato di Alice dove non cambia niente.
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5. |
Cara strega
04:03
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Cara strega
Cara strega ti ho trovata finalmente,
lungo queste strade piene di ombre e di niente.
e quanto tempo è passato da quell’ultima volta
quando sei svanita nel mio respiro come un’illusione non colta?
e ti ricordo all’alba nella notte dei tempi
non c’erano dio né stelle, non c’erano i tormenti
di tutta questa gente che non sa più sentire
il profumo del vento, la differenza che c’è tra vivere e morire
e ti rivedo in quella sera a Paris
ubriaca di sogni tra le braccia di Rimbaud,
o alla fine del Reich, ingenua dama di regime
con il trucco sbavato ma lo sguardo, come sempre, sempre sublime
cara strega ognuno porta a spasso la sua croce
ed io son 30 anni ormai che vago con la mia maledizione
e me lo sento addosso il mio marchio di Caino,
mentre tu sei un Abele già morto impiccato al suo destino
Poi c’incontrammo ancora
in quegli strani ‘70
Di piombo e cordite
Persi a respirare sogni e idee tradite
Ma dimmi che cosa sei ora ignara navigante
Persa nel tuo girone così colorato, così tranquillizzante
Mentre qualcuno ride e ci tiene legati
Nei suoi mondi inventati.
Ma noi ci rivedremo magari all’inferno
E non sarà poi male se dicono che non è mai inverno
E se sarà stato un capriccio del destino
Cosa importa, lo sai, finirà come sempre in un fiume di vino
Sarà un fiume di vino, il nostro fiume di vino, cara strega lo sai
che sarà un fiume di vino, il solito fiume di vino
e sarà un fiume di vino, il nostro fiume di vino, cara strega lo sai…
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6. |
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La ballata del prigioniero
D’azzurro risplende il cielo steso
Sulla testa di un prigioniero
Che ha infangato il suo nome,
che ha sparato per amore
e ad ogni secondo ripensa a quel giorno
quando il domani fu solo un ricordo
quando gli occhi della sua bella
furon la luce di una stella
ma ogni notte lei appare,
oltre le sbarre lui può volare
tra le sue labbra in quel dolce sapore
ch’è solo l’alba di un nuovo dolore
l’alba di un nuovo dolore
due uomini strani gli ridono in faccia
mostrando orgogliosi il color di una giacca
giocando col tempo che ha ancora davanti
“dieci anni, in fondo, non son così tanti”
Poi uno dei due sputa per terra
Apre le porte della sua cella,
è l’ora della benedizione,
come acqua santa il bastone
ma lui con quegli occhi brillanti di vita
nonostante sia chiaro che ormai quasi è finita,
risponde alla guardia “da qui me ne andrò,
io tra dieci anni, tu forse no,
tu forse no”
poi d’improvviso è di nuovo silenzio
e scopre il suo cuore perdere il tempo,
svanire nel sonno così dolcemente
là dove il dolore non si sente
e il resto lì attorno cambia colore,
un filo di voce corre verso il suo amore
dissolto per sempre nell’eternità
in quella gabbia senza dignità,
senza dignità.
così si conclude questa ballata,
con l’ultimo istante di una vita rubata,
con la leggerezza di un’assurda morte
inciampando tra vita e malasorte,
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7. |
Pezzi di cielo
06:09
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Pezzi di cielo
Raccolgo pezzi di cielo, piccoli pezzi d’inganni vissuti,
frammenti di me che presto andranno perduti,
ma ricordo Bologna, il tuo sguardo ribelle e tu pura senza divise
senza questo tuo fare un po’ borghese
ed ora mi chiedo soltanto come passi le tue notti adesso,
come colori questo poco tempo che ci è concesso
e se scorre sempre un brivido quando scopri un libro nuovo
o se per caso ti preoccupa ancora quel che sento quando scrivo
ma se ci tieni tanto, dammi una penna, posso violentarti l’anima
però fermati un istante e ascolta questo cuore che batte, che freme e sanguina
raccolgo pezzi di cielo, che sussurrano il nostro segreto
immortalando giovinezza e utopia, prigioniere di un mondo consumato
che ci sembrava così sporco, così grigio e credevamo davvero di cambiarlo,
ma allora bastava un sorriso per trasformarlo
e ripenso alla tua voglia di libertà che sembrava quasi un dovere,
a quando urlavi i sogni al cielo e non avevi paura del potere,
dei suoi graffi, dei suoi sputi, di tutte le sue dolci seduzioni
e mi dicevi “continua in qualche modo a lottare con le tue canzoni”
ma se ci tieni tanto dammi una penna, posso violentarti l’anima
però fermati un istante e ascolta questo cuore che batte, che freme e sanguina
raccolgo pezzi di cielo ma inseguo ancora assurde chimere
mentre il tuo ricordo sfuma in un vuoto d’immagini incomplete
come parole non comprese svanite in un attimo improvviso
appese ad un soffio tra inferno e paradiso
ma se ci tieni tanto, con quella penna scriverò della mia anima
e canterò finché ho bisogno di questo stronzo cuore, che batte, che freme e sanguina
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Fooga & Nico Pavia, Italy
Fooga è un piccolo demone che ci accompagna, Nico è la "testa matta" destinata a rimanere imbrigliata nell'infinito gioco della musica con le parole.
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